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I nomadi - Parte 1
di foxtied
22.07.2019 |
3.508 |
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"Per parecchio tempo li sento mettere a soqquadro la casa, rovistare nei cassetti e negli armadi e inizio a temere che ormai lo zaino con i giocattoli venga..."
Pieno agosto. Il mio condominio è praticamente vuoto, tanto che penso di esserci soltanto io nel palazzo: non siamo poi tanti ad abitarci, quindi si svuota in fretta in questo periodo, ma anche nei palazzi vicini la situazione non è molto diversa e si nota dalle poche macchine parcheggiate lungo la strada. La cosa non mi dispiace, almeno c’è un po’ di tranquillità generale.Il giorno di ferragosto rientro da una grigliata con amici, è notte inoltrata e non solo il condominio è deserto, ma praticamente tutto il quartiere. Scendo in garage con la macchina e, dopo averla parcheggiata nella mia autorimessa, scendo e faccio per uscire e chiudere la bascula, quando mi trovo davanti tre persone che dall’aspetto sono inequivocabilmente nomadi o quantomeno dell’est Europa: uno mi prende da dietro e mi punta un coltello alla gola, obbligandomi a girarmi verso i compari… mi prendono le braccia e, passate dietro la schiena, mi legano i polsi con un pezzo di corda, molto stretti. “Non fiatare o ti taglio! Portaci a casa tua senza fare cazzate…” Mi spingono verso la porta antincendio che dà sulla scala e sullo sbarco ascensore, tenendomi per le braccia e sempre con il coltello alla gola; si apre la porta dell’ascensore e mi spingono dentro: “Vai al tuo piano, qual è?” – “L’ultimo” gli rispondo… premono il tasto e saliamo. “Dove hai le chiavi?” – “Nella tasca destra”… Me la prendono e, arrivati al piano, mi fanno uscire per indicargli la mia porta. Non sembrano i classici nomadi, e parlano troppo bene italiano per non essere in Italia da molto tempo, anche se sono relativamente giovani, non oltre i trent’anni credo. Aperta la porta e accese le luci, mi spingono dentro e mi fanno sedere a una sedia del salone, lasciandomi con uno di loro che mi controlla a vista sempre con il coltello alla gola, mentre gli altri fanno un giro di controllo della casa, sia al piano che in mansarda. Terminato il controllo tornano nel salone: “Tutto tranquillo. Ci serve corda per legarti: ne hai?” Potrei rispondere di no, ma tanto rovisterebbero sicuramente la casa e troverebbero i miei “giocattoli” prima o poi, quindi tanto vale dirglielo, sperando che si limitino alle corde, senza accorgersi di tutto il resto che potrebbe fargli capire le mie “tendenze” e mettere in atto situazioni di diversa natura; ho qualche speranza, visto che tengo delle corde bianche dentro un sacchetto, separato dallo zaino invece pieno di bavagli, dildi, costrittori, vibratori e altro: “Di sopra, nell’armadio di lato alla scrivania, dentro c’è un sacchetto verde con della corda… ma mi avete già legato le mani, a cosa vi serve altra corda?” – “Ci serve per immobilizzarti per bene mentre ti svuotiamo casa. Hai nastro adesivo per imbavagliarti?” E a questa domanda provo a mentire, perché il nastro adesivo è proprio dentro uno zaino che spero non vedano: “No, non ne ho” rispondo. “Ok. Ci arrangeremo con qualcos’altro. Vai a cercare la corda…” apostrofa uno dei compari.
L’attesa è interminabile, nella speranza che trovi solo il sacchetto delle corde. “Cerca nei cassetti, vedi se trovi qualcosa da ficcargli in bocca per poi tappargliela…” ordina all’altro compare. Sento rumori in mansarda, e il rovistare mi fa pensare che potrebbe trovare lo zaino da un momento all’altro… ma fortunatamente non succede, almeno non per adesso visto che scende la scala con in mano solo il sacchetto verde: “Ecco le corde, ce ne è abbastanza da legarlo come un salame” – “Bene, leghiamolo stretto e poi vediamo cosa c’è da prendere” – “Lo lego vestito o lo spogliamo nudo come al solito?” – “C’è un letto di sopra?” – “Si” – “Allora portatelo di sopra e legatelo nudo come facciamo sempre…” Mi si accende una lampadina inquietante nella mente: perché legarmi nudo? Ma non ho parvenze di risposta, sembra la loro prassi, anche se non mi aggrada affatto: gli passa il coltello e, una volta alzato dalla sedia, mi spingono sulla scala per salire in mansarda… “Lo incapretto subito?” chiede lo scagnozzo a quello che sembra il capo: “No, legatelo al letto per ora e trovate qualcosa di adatto per imbavagliarlo, poi prima di andarcene lo incaprettiamo per bene” – “Ok. Per imbavagliarlo gli infilo i calzini che gli tolgo in bocca e poi gliela tappo con la cinta dell’accappatoio che c’è in bagno” – “Bene”. Mi spingono verso il letto e, prima di farmi sdraiare con le mani legate, mi tolgono le scarpe, i pantaloncini e i calzini: tenendomi fermo con il coltello alla gola, mi infilano entrambi i calzini dentro la bocca, premendoli a fondo per riempirla, poi uno dei due, sfilata la cintura dell’accappatoio, la usa per tapparmela con due giri, stringendola dietro la nuca. A questo punto, con il coltello, mi tagliano la maglietta e poi mi sfilano i boxer, lasciandomi completamente nudo.
Prendono diversi pezzi di corda dal sacchetto verde e, per prima cosa, mi legano i gomiti dietro la schiena, per poi sostituire la corda che mi lega i polsi con un’altra delle mie che usano anche per bloccarmeli in vita e poi collegarli al collo con un cappio scorsoio che mi obbliga a tenere le braccia e i polsi in tiro per non stringere il collo stesso. Mi fanno sdraiare sul letto e mi legano caviglie e ginocchia.
“È sistemato, non va da nessuna parte” comunicano al capo: “Bene, ora rovistate e prendete tutto quello che ci può essere utile da rivendere.
Per parecchio tempo li sento mettere a soqquadro la casa, rovistare nei cassetti e negli armadi e inizio a temere che ormai lo zaino con i giocattoli venga fuori da un momento all’altro, sperando che passi inosservato.
Ma non passa inosservato: “Venite a vedere cosa ho trovato!” sento dire uno dei due mentre mi si congela il respiro… “Cosa?” bofonchia il capo salito in mansarda… “L’amico ha tendenze particolari, guarda cosa c’è qui dentro: vibratori, bavagli sadomaso, cazzi di gomma, morsetti per capezzoli e giocattolini vari. Mi sa che gli piace farsi torturare e inculare…” Sento delle risatine compiaciute, poi alcune frasi che mi mettono in ansia: “Potremmo accontentarlo, che dite? Magari ce lo facciamo tutti e tre, ce lo scopiamo per bene, lo torturiamo un po’, visto che gli piace, no?” – “Beh, a me non dispiacerebbe farmelo, sia in culo che in bocca, poi se voi volete anche torturarlo non c’è problema…” – “Va bene, ci divertiremo un po’. Ma prima finiamo di prendere quello che c’è, poi ce lo scopiamo. C’è nastro adesivo nello zaino?” – “Due rotoli, ma ci sono almeno dieci bavagli diversi” – “Perfetto. Nel frattempo però levategli quella cinta di accappatoio e tappategli la bocca con il nastro adesivo bello stretto. Così siamo tranquilli”. Uno di loro viene verso il letto dove sono legato, con il nastro adesivo in mano: mi prende la testa e, dopo aver sciolto la cinta dell’accappatoio, tenendomi i calzini sempre ficcati in bocca, mi avvolge strettamente con molti giri di nastro. Una mano si infila tra le natiche e sento un dito premermi sul buco, quasi fino a penetrarmi: “Ti faremo divertire parecchio, visto che ti piace. Te lo spingo talmente dentro il culo da sfondarti. Che bella sorpresa che ci hai fatto. Poi sicuramente ti piacerà succhiare il cazzo, no? E ingoiare sborra… Ti faremo il servizio completo, così resterai soddisfatto, vedrai”.
In ginocchio sul letto davanti al mio viso, si tocca tra le gambe per farmi capire bene cosa mi aspetta e la cosa mi preoccupa molto: un conto è fare determinate cose concordandole, un altro è subirle a forza.
Sarà una lunga notte…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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